Un dettaglio dalla copertina di Cinema Zenit di Andrea Bruno

Quando Anna arriva la città è già immersa nel buio. Il suo comitato d’accoglienza è un ussaro a cavallo. La minaccia, ma Anna non appare impressionata. Non è nata qui, ma sa benissimo come funziona. La voce del pensiero, nella testa, riporta a galla i ricordi di suo padre e del vecchio Nino. È arrivata in tempo per la rappresentazione: la città è tranquilla, forse per droghe, forse perché da un po’ non si vedono Tebani in giro. Questo glielo dice Ocatvius, ma si tratta di una delle poche cose che lui sa e Anna no. 

Serializzato su Sudaca, collana di grande formato di Canicola, tra il 2014 e il 2016, Cinema Zenit torna ora in una nuova raccolta completa che include anche due brevi racconti aggiunti. A distanza di otto anni, l’immaginario di Andrea Bruno è ancora incredibilmente affascinante, piacevolmente straniante e intrigantemente ermetico. Al centro della città raggiunta nelle prime pagine da Anna c’è il Cinema Zenit, l’enigma al centro di un enigma. Dentro scorrono sul telo immagini di un film che non finisce, fuori la città si avvolge nel suo conflitto latente ed eterno, in cui è complesso identificare i fronti coinvolti, lasciando perdere le ragioni. 

La lettura di Cinema Zenit ha il fascino delle camminate avvolti dalla nebbia, dove i punti di riferimento latitano e i sensi ingannano, mentre intorno sotto la cenere cova un conflitto in cui si intrecciano rancori territoriali e nazionali. Mentre le domande su Anna, Tebe e il vecchio Nino restano a ronzare in testa, irrisolte, ovvero la condizione che spetta solo a quelle più interessanti, ne abbiamo poste altre, più materiali, ad Andrea Bruno, autore unico di Cinema Zenit. 


Ciao Andrea, è un piacere averti sulle nostre pagine. Vuoi presentarti ai lettori di Players?

Sono un autore di fumetti attivo da almeno un paio di decenni. Per anni ho fatto parte della casa editrice Canicola. La maggior parte dei miei libri sono stati pubblicati anche in Francia. Vivo a Bologna, dove insegno fumetto all’Accademia di Belle Arti.

Cinema Zenit è un percorso molto lungo, che parte da lontano, dal 2014, e arriva a fine 2022 con questa raccolta completa dei tre episodi che include anche due racconti brevi: da dove nasce Cinema Zenit e come si è sviluppato negli anni nella tua mente?

In realtà Cinema Zenit è stato concepito e realizzato come racconto in tre capitoli tre il 2014 e il 2016. Per l’edizione attuale ho ripreso in mano tutto e apportato alcune minime correzioni, ma praticamente il fumetto è stato concluso nel 2016. Ad ogni modo i tre capitoli, nell’edizione originale, sono stati realizzati a distanza di un anno l’uno dall’altro, ed effettivamente in quel periodo ho vissuto intensamente la realizzazione di questa storia. Non lavorando con un piano definito, o una sceneggiatura completa, mi sono trovato immerso, e a tratti sperduto, nella mia stessa creazione per tutto quel tempo. Dal mio punto di vista si tratta di una condizione feconda, che può portare a risultati inaspettati e sorprendenti anche per l’autore stesso.

Di recente Pietro Righi, uno sviluppatore di videogiochi, in un’intervista mi ha raccontato come la persona che finisce di lavorare a un progetto lungo anni sia una persona diversa per desideri, gusti ed esperienze di vita rispetto a quella che l’ha iniziata. È così anche nel tuo caso? I racconti più recenti mostrano ad esempio un cambiamento nel tuo stile e nelle tecniche di disegno.

L’unico racconto veramente recente contenuto nel libro è l’ultimo, La monarchia dei bambini. Un fumetto breve che considero al tempo stesso un’appendice, una chiusura, del progetto CZ ma anche una sorta di prologo o anticipazione di lavori futuri. Nel mio caso gli anni trascorsi dalla prima uscita di CZ mi hanno consentito di vedere con maggiore chiarezza caratteristiche e motivi che erano presenti nel mio lavoro, e che non avevo precedentemente colto con piena consapevolezza.

Da dove nasce il titolo, Cinema Zenit? E come mai una sala cinematografica è al centro del tuo racconto?

La sala cinematografica abbandonata è l’immagine da cui nasce di tutto CZ, compreso il titolo. Mi interessano le storie che nascono dalle immagini, e mi interessano i luoghi che generano atmosfere e da cui possono scaturire situazioni narrative. I personaggi e la trama vengono solo in un secondo momento.

In Cinema Zenit si respirano tantissime suggestioni, dal romanzo d’avventura alle stimolazioni visive da TG (penso alle Belgrado e Mogadiscio in guerra civile viste dal tubo catodico da adolescente), dai caraibi di Garcia Marquez alla Madripoor di Wolverine fino a Conrad. Questo però è quello che ci ho letto io: quali sono state le tue ispirazioni?

Ho cercato di immaginare un mondo caratterizzato da un conflitto latente, un’atmosfera carica di tensione, ostilità e incertezza. Una sorta di guerra civile permanente e, per così dire, esistenziale. Un conflitto che non contrapponesse solamente parti politiche o fazioni, ma che in un certo senso attraversasse e impregnasse ogni dimensione, ogni aspetto e luogo del racconto.

Da lettore mi sono ritrovato spesso a sentirmi sperso. Non frastornato o confuso, parlo di quello smarrimento euforico che ti avvolge durante le prime ore in un paese lontano o esotico: hai infuso consapevolmente questa atmosfera in Cinema Zenit?

Sì. Ed è per questa ragione che Anna, la protagonista, è una straniera, e nel corso della storia si avvale di diverse, e contraddittorie, “guide” per orientarsi in una realtà che non conosce.

Cinema Zenit è una storia politica, anche se non parla di attualità, però in qualche modo la anticipa: il ritorno dell’uso politico del mito e la rilevanza dei complotti (veri o teorizzati) sono due elementi che caratterizzano la guerra (civile?) in cui si muove Anna. Più in generale ne emerge una visione della politica molto umana, sporca, corrotta e comunque sfumata: corrisponde alla tua visione?

La questione per così dire “politica” in CZ si trova accanto e si mescola alla dimensione del teatro, della rappresentazione, della narrazione come possibile inganno. Soprattutto si pone la domanda, attraverso le azioni reali e oniriche di Anna, se sia possibile una via d’uscita, un “fuori” rispetto ai racconti dominanti, che in definitiva si configurano sempre come manifestazioni del potere.

Il racconto procede attraverso antitesi e dualismi: il flusso di coscienza di Anna nelle didascalie e la sua vicenda nelle vignette, una gabbia sempre regolare al cui interno il nero con le sue graffiate cerca di avvolgere e confondere personaggi e scenari: che funzione hai voluto assegnare a questa struttura?

Ho cercato consapevolmente di lavorare sulle possibilità nascoste nella relazione tra il testo e l’immagine, provando a costruire una narrazione un po’ più complessa, che venisse fuori dalla contraddizione tra parola e disegno, piuttosto che dal loro accordo.

L’antichità emerge spesso in Cinema Zenit, sia sotto forma di mito forgiatore di identità e culture, sia in forma più esplicite, come alcune architetture o i riferimenti a Tebe: c’è un riferimento sottostante al contemporaneo, oppure quale altro motivo ti attira così tanto al passato (mitico e non solo)?

L’idea era di creare una sorta di ambientazione vaga e incerta sia dal punto di vista geografico che da quello temporale. Per questo ho mescolato volutamente i piani storici, l’antico col moderno. Ci sono le rovine e le statue, gli ussari a cavallo ma anche pistole e carri armati.

Cinema Zenit nasce nella collana Sudaca di Canicola, in grande formato, mentre questa nuova raccolta ritorna a dimensioni più canoniche: il passaggio di formato ha richiesto adattamenti da parte tua?

CZ è stato pensato e realizzato per il grande formato, per una dare un forte impatto alla dimensione visiva, ma già dal principio avevamo considerato la possibilità di raccogliere tutto il progetto completo in un formato più canonico. L’adattamento non ha comportato problemi: pochissime correzioni e un minimo incremento del corpo del lettering. Poi c’è stato un po’ di lavoro sulla veste grafica a sulla nuova copertina.

Domanda di rito: sei già al lavoro su un qualche nuovo progetto fumettistico su cui potremmo leggerti presto?

Sì, sto lavorando a nuovi progetti ma al momento è troppo presto per poterne parlare…


Link Amazon.

La cover di Cinema Zenit



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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